Vivere in un Paese dove povertà, disuguaglianze e disoccupazione sono realtà in costante crescita, può far scaturire il desiderio di cambiare la propria vita, anche rapidamente.
Per questi motivi, migliaia di persone giocano scommettendo sulla fortuna. Sia recandosi fisicamente nelle sale scommesse sia, soprattutto, online. Sono stati più di 67 i miliardi giocati virtualmente, in crescita del 36% rispetto al 2020. Per il 2022 l’Agenzia delle dogane e dei monopoli stima una raccolta complessiva (fisica e online) pari a 135-140 miliardi di euro.
Ci stiamo giocando il futuro. Ci stiamo perdendo il presente.
Il gioco d’azzardo ha costi sociali ampi, sia tangibili che intangibili.
Quelli tangibili sono legati al rendimento lavorativo (diminuzione della produttività sul lavoro del giocatore e molto spesso la perdita del posto di lavoro stesso), ai costi per il sistema sanitario e di welfare, alla prevenzione e repressione di reati collegati alla problematica sviluppata, ecc… (pensiamo ai sussidi collegati, ai fenomeni di indebitamento, alla bancarotta e al rischio di usura, all’impegno di risorse del sistema giudiziario, sanitario e previdenziale);
quelli intangibili, sono legati al peggioramento della qualità della vita, nel suo complesso. Tali costi, difficilmente determinabili, riguardano l’aggravarsi di fenomeni altrettanto rilevanti: le infiltrazioni malavitose nell’industria del gioco e altre illegalità, il peggioramento delle condizioni e dello stato di salute delle persone più fragili, l’incremento delle rotture familiari.